Negli anni ’80 e ’90, gli studenti con disabilità avevano scarsa assistenza e un minimo supporto. Pochi giorni fa, un candidato alle elezioni europee propone di ripristinare le classi differenziali abolite nel ’77, suscitando indignazione. Roberto Vannacci sostiene questa idea, già noto per dichiarazioni discriminatorie su stranieri, omosessuali e Mussolini.
Critiche sono arrivate da politici, scuole, associazioni e Chiesa. Alcuni, pur trovando l’idea orribile, suggeriscono che gli studenti con disabilità sarebbero meglio seguiti. Tuttavia, esistono già insegnanti di sostegno. Riportare le classi separate favorisce le discriminazioni anziché promuovere l’inclusione.
Di tutta la vicenda legata alle ultime affermazioni di Vannacci mi hanno inquietato molto commenti del tipo proposta irricevibile, ma forse ha ragione, che idea terribile, ma magari sarebbero seguiti meglio, quando l’unica cosa da dire è un NO netto e forte, senza alcun dubbio perché il bene dei bambini e ragazzi con disabilità e senza, non sono di certo le classi separate.
I genitori dovrebbero comprendere che separare gli studenti non risolve le carenze nell’assistenza scolastica. Promuovere vera inclusione è essenziale. Bisogna ascoltare i giovani: le loro opinioni sull’inclusione dovrebbero far riflettere chi propone politiche discriminatorie.
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Tutto il male che si dice della scuola fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie.
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